04/10/12

mARTadero l'arte che costruisce il futuro - intervista al direttore del progetto Fernando Garcia

 

di Paola Gaviraghi

 

Intervista a Fernando Garcia architetto e direttore del progetto mArtadero in Italia per il premio Bugatti Segantini realizzato dal Bice Bugatti Club e dal comune di Nova Milanese la cui sezione internazionale ospita alcuni dei giovani artisti boliviani nati e formatesi al mARTadero di Cochabamba.

fernando garcia

 Fernando Garcia.

 

Come è nato il progetto mARTadero?

Nel 2002 con altri artisti ho partecipato alla biennale d’arte e discutendo con loro è emerso in ciascuno di noi la medesima sensazione. C’era qualcosa che mancava, ci sentivamo distanti dalla società che ci circondava. Così abbiamo iniziato a ragionare su come colmare quella distanza.

Dovevamo rompere quell’isolamento e far sì che l’arte e gli artisti dialogassero col contesto che li ospitava.

 

Cosa ha illuminato la strada?

Tutti i giorni mentre mi recavo al lavoro passavo davanti al vecchio macello ormai abbandonato e cadente che si trova in una delle aree più povere di Cochabamba, e continuavo a guardarlo. E un giorno mi sono detto dovrebbe essere qui la biennale d’arte.

Ne ho parlato con gli altri artisti e ci siamo trovati d’accordo. L’arte doveva diventare qualcosa di vivo e pulsante dentro il cuore della società e trasformarla.

 

Quindi come avete agito?

Abbiamo fondato Nada, un’associazione che ci permetteva di chiedere all’autorità pubblica l’assegnazione dell’area del macello per un progetto che la facesse rivivere.  Il nome Nada è un paradosso perché significa niente, i mezzi erano pochi la forza era nel capitale umano, ovvero persone disposte a investire tempo e idee nel progetto di recupero. Ma Nada (Nodo Asociativo para el Desarrollo de las Artes) significa anche nodo, il nodo di una rete. Ben chiara era in noi l’idea che la cultura è una rete fatta di nodi che si collegano l’un con l’altro e tessono relazioni con tutti gli ambiti della società e ne collegano e moltiplicano le energie.

 

Un progetto che desiderava radicarsi nel contesto che lo ospitava?

Sì la volontà chiara era quella di entrare nel tessuto sociale e trasformarlo così il mattatoio era il luogo ideale, anche dal punto di vista simbolico. Un luogo di morte che veniva trasformato dall’arte in uno spazio di vita. A prova che l’arte, se messa in relazione col contesto che la circonda, lo trasforma in modo positivo e creativo.

 

Cos’è mARTadero?

È uno spazio di formazione di artisti e di cultura. Sette sono le aree di lavoro: arti visive, fotografia, cinema e video, disegno grafico e architettonico, teatro, poesia, musica e interazione sociale. È una realtà giovane nata nel 2006 ma viva e pulsante sta diventando un punto di riferimento per molti artisti del Sudamerica.
Organizza corsi promuove scambi culturali, eventi artistici e soprattutto crea progetti d’interazione sociale e costruisce il futuro.

 

Un esempio?

Stiamo catalogando tutti gli edifici storici che fanno parte del patrimonio pubblico e che sono lasciati cadenti per promuoverne il recupero. Si tratta di un progetto di valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale di Cochabamba ideato grazie al Bice Bugatti e alla Cooperazione Italiana, ma per realizzarlo occorre coinvolgere tutta la comunità di Cochabamba e sensibilizzarla. Così abbiamo messo dei cartelli con un grande tondo rosso su ognuno di questi chiedendo: “Vuoi che resti così?” Una domanda che provoca e coinvolge tutti gli abitanti. Poi attraverso i racconti della gente stiamo recuperando l’identità dei luoghi.
Inoltre l’esperienza del mARTadero seppur giovane sta destando l’interesse di altri Paesi che vorrebbero fare qualcosa di simile anche da loro. Abbiamo iniziato uno scambio con il Marocco che ha una reatà economica e sociale molto simile a quella della Bolivia e che desidera seguire la nostra strada.

 

Un capitale umano messo a disposizione gratuitamente?

Sì, mARTadero è nato grazie al lavoro volontario e gratuito di molte persone e poi anche al sostegno economico derivante da più parti, da enti pubblici internazionali che supportano il progetto perché ne vedono la bontà e da piccole donazioni anche da parte di realtà private come, può essere un bar, o una piccola attività commerciale.

Ho realizzato anche un manuale scaricabile dal sito di mARTadero che spiega in modo tecnico il nostro percorso in modo che il nostro modello di lavoro si potesse diffondere gratuitamente.

 

Cosa significa mARTadero per gli artisti che ha incrociato e formato?

Certamente un’opportunità per aprirsi al mondo, portando come in questo caso la propria opera fuori dal proprio paese, ma soprattutto per aprire la mente e sperimentare che l’arte davvero non ha confini. MARTadero è uno spazio senza confini.

 

 

scarica il manuale  http://www.martadero.org/arte-cultura/libro_martadero.html