Arcangelo la pittura che nasce dalla terra, Intervista al maestro vincitore del Premio Bugatti Segantini 2015
di Paola Gaviraghi
Con le mani, direttamente sul lenzuolo steso sulla nuda terra, è così che dipinge il maestro Arcangelo. I suoi colori sono fatti di terra, di cenere, di elementi naturali che con perizia crea e rielabora per ottenere gli effetti desiderati di pastosità e ricchezza di sfumatura. Lo incontro nel suo atelier a Milano. “Lavoro qui dagli anni ’70, in quegli anni ci abitavo e ricordo che faceva un gran freddo” mi racconta mentre scorro con gli occhi il lungo capannone ormai stipato di tele e dove per muoversi si cammina in uno stretto corridoio tra la parete e i quadri appoggiati uno sull’altro. Quarant’anni di lavoro, quarant’anni contro corrente che hanno affermato il nome di Arcangelo tra i grandi maestri della pittura contemporanea italiana nonostante la sua lontananza dai salotti che contano. Suo il premio alla carriera della 56esima edizione del Premio Bice Bugatti Segantini che gli dedica una personale a cura di Giovanni Iovane, nelle stanze di Villa Brivio.
La sua è una ricerca rigorosa, che non fa sconti e non ammette tradimenti. Così mentre splendevano le stelle delle transavanguardie e dell’arte povera, Arcangelo camminava sulla sua strada solo e con nel cuore il richiamo forte della terra. Una terra che la sua opera ha saputo innalzare fino al cielo del sogno, fino all’immaginario di altri pianeti e mondi. Un viaggio ricco di emozione e di senso, quello nella poetica di Arcangelo che non si esaurisce nella pittura dai colori decisi e dalle forme appena accennate e dal segno forte e inconfondibile che risuona di antico come quello dei pittogrammi nelle grotte, ma che si esprime anche nella scultura del bronzo e della cera fino alle ceramiche.
La terra è sia quella natia, che lo vede metà sannita e metà irpino, ma è anche metafora della terra di ogni uomo. Essa è la radice profonda che dona identità e senso a ciascun essere umano, senza il cui riconoscimento non è possibile spiccare il volo verso la realizzazione di una vita piena e sognante. Questo è il forte richiamo che nasce dalle tele di Arcangelo e si esprime in cicli pittorici una vera e popria narrazione in cui troviamo “Terra mia”, “Misteri”, “Dogon” (le opere appartenenti a questo ciclo sono le più ambite dai collezionisti) e poi ancora “Beirut”, “Sanniti” e molti ancora in una molteplicità di racconti che come la musica hanno la forza di toccare la parte più profonda del nostro inconscio. I suoi lenzuoli li vorrebbe appesi, come sudari privi di telai, nella loro semplicità, così come essi sono. Tutto in Arcangelo richiama all’essenziale. Ascoltiamo le parole del maestro nel video.
Da terra mia agli irpini.
Le mani sporche di farina,
la pasta gialla ad asciugare al sole, I pomodori rossi dentro le bottiglie, le campane di vetro con i fiori secchi, la tavola apparecchiata con le noci dentro al piatto, una candela di cera bianca,
una musica che esce da una scatola di legno.
La stanza con le tende abbassate, la terra nera, i monti dalle forme umane, i fuochi delle campagne e il fumo grigio alto verso il cielo.
Le mie mani toccano la terra e con la terra dipingo paesaggi.
Dentro e fuori, sopra e sotto.
L’origano è pronto a Pasqua e nelle case si preparano le scorte per l’inverno.
I viaggi verso l’Africa,
i misteri dei Dogon, dei Sanniti e degli irpini.
La terra unisce…
Tutto è pronto per un nuovo viaggio da lupo solitario.
E la terra che mi chiama ancora… e ancora… e ancora.
Arcangelo
56° PREMIO BICE BUGATTI GIOVANNI SEGANTINI
ARCANGELO 19882014
a cura di Giovanni Iovane
fino al 5 luglio
Villa Brivio - Nova Milanese